O lingwa por omno populas
Che cos’è il leuto? Una lingua artificiale sviluppata con la funzione di «lingua ausiliaria internazionale», ovvero una seconda lingua per tutti che consenta una comunicazione facile fra i popoli, senza avvantaggiare certe persone ingiustamente. Ciò, al momento, avviene invece con l’inglese, che crea paesi (e quindi persone, economie, società) «di serie A» e «di serie B»; ed è avvenuto prima col francese. Il desiderio è aiutare la costruzione di un mondo più unito, solidale e democratico.
Il leuto non intende rimpiazzare le lingue naturali; al contrario, offrendo un sistema facile per la comunicazione internazionale, permette di dedicare più tempo e risorse allo studio, alla tutela e alla cura delle lingue nazionali.
Il leuto ha una grammatica molto logica e semplice, con pochissime eccezioni. È così facile che può essere imparato per gioco, per passatempo, ed essere parlato e scritto correttamente in una piccola frazione del tempo che richiedono le lingua naturali. Allo stesso tempo non è una lingua povera, bensì uno strumento malleabile che consente di esprimere concetti precisi in modo sintetico, dove le lingue naturali farebbero più fatica.
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L’esperanto è sotto molti aspetti un capolavoro d’ingegneria linguistica, e nelle vicende del mondo è stato un piccolo grande successo. Tuttavia, molte persone che condividono la logica e gl’ideali del progetto esperantista sono insoddisfatte da certi elementi concreti dell’esperanto come lingua in sé.
Con l’intenzione di offrire uno spunto di miglioramento, sono stati così creati degli esperàntidi, lingue derivate dall’esperanto e modificate sotto vari aspetti.
Da qualche anno sto sviluppando una mia proposta, il leuto.
Sinteticamente, rispetto all’esperanto il leuto:
- ha un sistema di scrittura più gradevole e meno meccanico;
- ha una fonologia un po’ più ricca;
- ha un lessico con meno variazioni arbitrarie;
- ha strutture grammaticali un po’ più ricche e possibilità espressive più precise;
- ha un lessico un po’ più greco-latino, il che lo avvicina al lessico neoclassico della scienza; allo stesso tempo, ha più elementi estraeuropei;
- ha più radici per concetti «basilari» (madre, donna, adulto, male, freddo…) per rendere più vario e veloce il linguaggio primario; ottimizza invece l’uso delle radici in altri campi;
- se è leggermente più complesso nell’insieme (comunque molto più facile di qualunque lingua naturale) allo stesso tempo per parecchi aspetti è più logico, con semplificazioni o linearizzazioni di certi elementi poco logici dell’esperanto e la rimozione di certe eccezioni o complicazioni poco utili;
- non ha -ajn -ajn -ojn, ma più gradevoli -o -o -ar.